Paola D'Ovidio, l'ex Pretore del lavoro di Rieti promossa alla procura generale della Cassazione

28/11/2021
Paola D'Ovidio
Paola D'Ovidio
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Approda alla procura generale della Corte di Cassazione un magistrato che il foro reatino ricorda bene per l’impegno e le capacità dimostrate durante la sua permanenza a piazza Bachelet. Paola D’Ovidio, nel 2019 nominata ai vertici di Magistratura Indipendente dopo lo scandalo Palamara, è stata designata dal Csm a ricoprire uno dei quattordici posti di sostituto procuratore generale, ruolo in cui è giunta al culmine di diverse funzioni ricoperte nel corso della carriera. Ma uno dei periodi più significativi della sua formazione professionale è senza dubbio legato ai sei anni di permanenza alla Pretura di Rieti e, prima ancora, in quella di Poggio Mirteto (sede di crescita per molti giudici), dove è rimasta, dal 1993 al 1999, per poi trasferirsi nella Capitale rivestendo numerosi incarichi (esperta formatrice alla Scuola Superiore della magistratura, docente universitaria a La Sapienza di Roma, magistrato affidatario per la preparazione dei tirocinanti, relatrice in decine di convegni di studio, componente di scuole professionali universitarie, collaboratrice di importanti pubblicazioni forensi), fino a diventare sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione della quale era già da tempo componente.

In Sabina, la giudice si è occupata soprattutto di cause civili e di lavoro, legando il suo nome a molte sentenze importanti e, in particolare,  viene ricordata una sua decisione che andò a rafforzare la giurisprudenza sui controlli occulti disposti dai datori di lavoro sui propri dipendenti per verificarne il corretto adempimento delle prestazioni. Un verdetto recensito su Foro Italiano e confermato fino all’ultimo grado di giudizio, tanto che ancora oggi, quando si verificano casi analoghi, tra i precedenti richiamati c’è anche quella sentenza della Cassazione, giunta al termine di uno scontro legale che infiammò i rapporti tra l’ex Banca Popolare di Rieti da una parte, e sindacati e lavoratori dall’altra, dopo l’ingresso nel consiglio di amministrazione della Carimonte Bologna che portò alla progressiva scomparsa dello storico istituto bancario.

I bancari pedinati

Nel 1996, in un crescendo di tensioni, l’istituto ingaggiò una detective incaricandola di seguire negli spostamenti due dipendenti, distaccati in diverse agenzie della Carimonte nella Capitale e incaricati di procacciare nuovi clienti. Un pedinamento interrotto dalle stesse “vittime” quando si resero conto di quella strana situazione e fecero bloccare dai carabinieri lo 007 in gonnella durante uno dei pedinamenti. Nacque una causa giudiziaria perché due dei tre funzionari, in seguito ai rapporti inoltrati dall’agenzia di investigazioni, pochi mesi dopo furono licenziati dall’istituto con la motivazione che non avevano svolto il compito a loro assegnato. Contro il provvedimento fu presentato ricorso d’urgenza ex articolo 700 al Pretore del lavoro, con la richiesta di reintegro nel posto di lavoro, ma l’esito fu sfavorevole ai ricorrenti.

Secondo la giudice D’Ovidio, infatti, i fatti posti a fondamento del licenziamento apparvero suffragati da sufficienti elementi di prova e non adeguatamente contrastati dai dipendenti, e per quanto riguarda i controlli disposti dalla banca (assistita nel giudizio pretorile dall’avvocato reatino Alessandro Rosati e dal professor Renato Scognamiglio), affermò che dovevano ritenersi legittimi i controlli “occulti” del datore di lavoro, disposti per verificare la commissione di eventuali reati da parte del lavoratore e in danno dell'azienda, tanto più nel caso dell’attività lavorativa ordinata fuori dai locali aziendali e senza possibilità di controllo gerarchico del dipendente nello svolgimento del suo lavoro. I ricorrenti pedinati, fotografati a passeggiare o seduti in un parco romano, non seppero fornire adeguate spiegazioni alle contestazioni poste alla base del licenziamento e per il pretore risultò quantomeno singolare attendere potenziali clienti ai giardini pubblici per incontrare persone interessate ai prodotti della banca.