Un convegno che non è stato solo un’occasione di confronto su alcune novità processuali introdotte dalla legge Cartabia, ma ha assunto “quasi” i contorni di una rimpatriata visto che ad accoglierla c’erano avvocati che con lei hanno esordito in tribunale quando era giudice monocratica e componente del collegio, e altri dell’ultima generazione che l’hanno conosciuta attraverso le testimonianze dei colleghi più grandi. Sala della Camera di Commercio piena per Cristina Scipioni, presidente della prima sezione della Corte di Appello di Roma, tornata a Rieti dove ha prestato servizio dal 1998 (arrivò insieme a Gian Luca Soana e con lui si congedò da piazza Bachelet) al 2010, anno in cui tornò a Roma. Era attesa relatrice di un convegno organizzato dal nuovo direttivo della Camera penale presieduto dall’avvocata Gioia Sambuco, e con lei al tavolo si sono alternati anche la procuratrice della repubblica facente funzioni Cristina Cambi, e l’avvocato del foro di Roma Renato Borzone, un habituè degli eventi reatini. E’ intervenuta con la consueta efficacia dialettica sul tema scelto dall’associazione “Il sistema delle preclusioni ed il regime di inammissibilità nelle impugnazioni, chiarendo aspetti e procedure della nuova norma.
A Rieti, ha detto, torna sempre volentieri (in un precedente convegno affrontò le novità del reato di omicidio stradale, appena introdotto) e. del resto, anche quando andò via parlò di “periodo di grande crescita professionale, non capita sempre di andare la mattina in tribunale con il sorriso perché sai che troverai persone pronte a collaborare”, ma l’accoglienza che gli è stata riservata in quest’ultima occasione è stata particolarmente calorosa. Sarà, forse, perché è stata protagonista in un tribunale dove tra i giudici e il foro vigeva un rapporto di reciproca considerazione nel rispetto dei singoli ruoli, oltre che di cordialità, ma la sua presenza ha richiamato una stagione ricordata ancora oggi dagli avvocati penalisti come una delle migliori vissute dalla giustizia reatina.