Sfregiato il panorama di Rieti, l'ascensore di via San Pietro Martire ha cancellato il "Pincetto"

15/09/2022
La struttura in primo piano
La struttura in primo piano
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Il panorama di Rieti dal “Pincetto" di piazza, da molti reatini ribattezzato anche il "piccolo Pincio", (chiaro il richiamo alla terrazza di Roma), per non confonderlo con lo storico Pincetto che guarda su piazza Oberdan, sfregiato per sempre. L’affaccio sulla città che, da sempre, ha rappresentato un’immagine da cartolina e da incorniciare in foto, appare compromesso dalla struttura che si staglia partendo dalla strada sottostante, superando il parapetto dal quale reatini e turisti potevano spaziare liberamente con lo sguardo arrivando fino alla Piana. Azzardando un paragone, è un po’ come voler piazzare davanti alla terrazza capitolina del Pincio una struttura analoga, costringendo le persone a spostarsi a destra o a sinistra della stessa per ammirare il Cupolone di San Pietro e gli altri scorci della Città Eterna. E' quanto accade, invece, nel caso del “Pincetto” di piazza Cesare Battisti, dove la visuale non è più completamente libera, ma è ormai troppo tardi per rimediare alla realizzazione di un’opera progettata per consentire alle persone di accedere davanti alla Cattedrale, senza dover percorrere a piedi le poche centinaia di metri in salita dall’incrocio tra via dei Pini e via Cintia.

Intervento concluso con un ritardo di sette anni rispetto ai tempi preventivati e un costo che ha sfondato abbondantemente il milione di euro, avviato nel 2013 dalla giunta del sindaco Simone Petrangeli che avrebbe anche dovuto procedere al taglio del nastro nel 2015, data stabilita per la fine dei lavori rientranti nel programma del Plus, il programma finanziato con fondi europei che ha regalato a Rieti un’altra perla: una piazza con la “gobba”, come appare essere oggi quella di Cesare Battisti, con i turisti a domandarsi cosa ci sia sotto, ma senza ottenere risposte convincenti.

A contribuire alla dilatazione dei tempi di esecuzione è stata poi la rescissione per inadempienza contrattuale, decisa dal Comune, dell’appalto affidato a un’impresa reatina che rivendicava il pagamento di ulteriori somme in seguito al lievitare dei costi di realizzazione. Alla fine, in sede extragiudiziale, hanno prevalso le ragioni dell’amministrazione portate avanti  dall’assessore ai Lavori pubblici della giunta Cicchetti, Antonio Emili, e non si è finiti in tribunale per una causa che si sarebbe trascinata per anni, ma è stato necessario affidare l’ultimazione dell’opera a un’altra ditta, con l’inevitabile allungamento dei tempi, slittati ancor più a causa delle problematiche tecniche sorte attorno al collaudo, con lo scontro davanti al Tar tra il Comune e il ministero, risoltosi con l’accoglimento delle ragioni sostenute da Palazzo di Città.

In tutto, ci sono voluti quasi dieci anni per portare a termine l’ascensore di San Pietro Martire che entra in funzione con la giunta guidata dal neo sindaco Daniele Sinibaldi, (inaugurazione sobria e senza enfasi) e un impiego di soldi pubblici che ha superato lo stanziamento iniziale: il risultato finale è che Rieti ha perso il suo “Pincetto”, un affaccio sul panorama mutilato in maniera permanente da una struttura la cui utilità sarà giudicata dal tempo.