Procura generale della Cassazione, tra i nuovi sostituti c'è l'ex Pm reatino Fabio Picuti

19/02/2024
Picuti, a destra, con lo scomparso procuratore Rossini
Picuti, a destra, con lo scomparso procuratore Rossini
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Una carriera iniziata nel 1996 a Rieti dove, giovane vincitore di concorso, arrivò come uditore giudiziario, proseguita poi a L’Aquila ritrovando il procuratore Alfredo Rossini che, negli anni di permanenza a capo dell’ufficio di piazza Bachelet, aveva rappresentato per lui un punto di riferimento professionale e umano. Quindi, i processi affrontati in Corte di Assise a Roma rappresentando l’accusa, come anche a Palermo nel periodo in cui era stato applicato alla procura generale presso la Corte di Appello per delicati processi di associazione di stampo mafioso e di omicidio, oltre a vari procedimenti legati a racket ed estorsioni.

Le inchieste

Ma è a Rieti che Fabio Picuti, designato dalla terza commissione del Csm per l’assegnazione degli incarichi a ricoprire uno dei quattordici posti di sostituto procuratore generale della Cassazione, è cresciuto indossando la toga, conducendo inchieste che, in diverse occasioni, sono sfociate in casi di risonanza nazionale, due su tutti, il primo riferito al referto falsificato dall’arbitro al termine della partita di calcio Rieti-Pomezia, indagine che finì per coinvolgere, a vario titolo, il Coni, costretto a pagare due miliardi di risarcimento dopo le cause civili intentate dagli scommettitori danneggiati, la Lega Calcio Dilettanti, e pure il ministero della Sport guidato dalla ministra Giovanna Melandri, chiamata a rispondere alle interrogazioni parlamentari, oltre al processo penale dove furono imputati l’arbitro e i dirigenti federali.

Il secondo caso riguardò la madre badessa Tekla Famiglietti, potente responsabile dell’Ordine di Santa Brigida e stretta collaboratrice di Papa Giovanni Paolo II, finita sotto inchiesta con l’ipotesi di violenza privata per il caso di sei religiose di nazionalità indiana che avevano denunciato di essere utilizzate come cameriere e inservienti nell’Abbazia di Farfa, anziché per le funzioni legate all’ordine di appartenenza. Per questo avevano chiesto la restituzione dei passaporti, che però gli era stata negata dalla madre badessa. Le reazioni arrivarono da tutti i vertici della politica italiana, a difendere la religiosa scesero in campo, tra i tanti, anche il senatore a vita Giulio Andreotti e Fidel Castro, il leader cubano che ospitava nella capitale  una sede delle Brigidine, e con loro si aggiunsero tanti esponenti di primo piano, compresi i vertici del Vaticano. Alla fine madre Tekla, scomparsa da qualche anno, fu prosciolta con una motivazione che affondava nella differente applicazione delle norme in vigore negli ordini religiosi della Santa Sede e in quelle dello Stato italiano.

Il terremoto

A L’Aquila, il dottor Picuti è stato impegnato per dieci anni alla Direzione distrettuale antimafia, indagando su vari filoni riferiti alla criminalità organizzata, e poi sul fronte di indagini e processi legati al terremoto del 2009 riguardanti il crollo di numerosi edifici in cemento armato e le vittime che avevano causato. Ma sarà ricordato, su tutti, il processo (con condanne in primo grado, poi una sola confermata in appello) celebrato contro la commissione Grandi Rischi, i cui membri furono accusati di aver sottovalutato le ripetute scosse sismiche precedenti il disastroso sisma, inviando alla popolazione messaggi tranquillizzanti anziché consigliare una prudenziale evacuazione dalle case. Si mobilitarono scienziati ed esperti per obiettare che i terremoti non sono prevedibili, ma il processo riscosse ugualmente una risonanza mediatica che superò ogni previsione.