Processo Officine Varrone, perchè Cecilia e Turchetti sono stati assolti

31/12/2020
Il polo a largo San Giorgio
Il polo a largo San Giorgio
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E’ stato sicuramente il processo penale del decennio in materia urbanistica più controverso - e anche il più complesso, a causa delle innumerevoli norme, codici e interpretazioni di leggi che l’hanno caratterizzato - sul quale la Corte di Appello di Roma ha sostanzialmente fatto calare il sipario con una sentenza che conferma la natura dell’intervento effettuato dalla Fondazione Varrone per realizzare in largo San Giorgio il polo culturale delle Officine, nel quartiere di San Francesco, qualificato quale restauro conservativo e non come ristrutturazione edilizia, secondo la tesi sostenuta dalla procura che aveva portato il tribunale di Rieti a condannare cinque imputati nel 2018.

Le motivazioni della sentenza emessa dalla seconda sezione penale della Corte di Appello, relatrice la giudice Rosanna Scirè, giovane sostituto procuratore a Rieti nei primi anni 90, dove si distinse per alcune importanti inchieste su Tangentopoli, hanno  fatto definitiva chiarezza sull’aspetto penale, spiegando perché l’ingegnere Andrea Cecilia, autore insieme allo scomparso architetto Elio Pietrolucci del progetto di recupero, e l’ex funzionario del Genio Civile Giuliano Turchetti, anche lui scomparso dopo il processo di Roma - ma unico tra gli imputati a presenziare di persona - sono stati assolti “perché il fatto non sussiste” dall’accusa di falso ideologico.

L’ex chiesa San Giorgio

La loro posizione processuale era legata a uno degli immobili interessati dall’inchiesta della procura, l’ex chiesa di San Giorgio, finita nel mirino oltre alla biblioteca e alla palestra di inglese, queste ultime sequestrate il 12 febbraio 2014 e ora in attesa di essere restituite alla Fondazione. Tutto nasceva dalla verifica compiuta dalla Commissione provinciale di vigilanza sui locali pubblici di spettacolo, per accertare se l’edificio era in regola con le norme antisismiche. Ebbene, Cecilia e Turchetti (delegato dalla responsabile del Genio Civile D’Ercole) avevano espresso delle valutazioni tecniche sull’idoneità statica dell’edificio dopo l’intervento eseguito per realizzare un soppalco destinato a sorreggere il monumentale organo installato dalla ditta umbra “Ars organi srl” di Andrea Pinchi. I due tecnici avevano concordemente affermato che la struttura era perfettamente in grado di ospitare manifestazioni pubbliche, ritenendo assicurati solidità e sicurezza.

I pareri

Questi pareri, secondo la procura, avevano indotto la Commissione presieduta dal vice prefetto Paolo Grieco, a rilasciare un parere favorevole di agibilità, poi revocato dallo stesso organismo quando la dirigente del Genio Civile sollevò dei dubbi sul rispetto della disciplina antisismica. In questo ambito, la stessa accusa di falso ideologico coinvolse anche l’ex presidente della Fondazione Varrone, Innocenzo de Sanctis, avendo partecipato alla riunione della Commissione in Prefettura pur essendo incompatibile in quanto proprietario dell’immobile. Gli fu attribuito un non meglio definito ruolo di istigatore, ma fu assolto già dal tribunale di Rieti nel 2018, contrariamente a Turchetti e Cecilia condannati a un anno. A de Sanctis, comunque, l’aver autorizzato lo svolgimento di spettacoli e concerti aperti al pubblico all’interno dell’ex chiesa, senza avere ottenuto la licenza di agibilità, costò una condanna a cinque mesi di arresto, pena poi dichiarata prescritta in appello.

Chiarinelli: “Turchetti coerente”

“L’assoluzione di Turchetti ha rappresentato un atto di giustizia – commenta l’avvocato Emanuele Chiarinelli, che l’ha difeso in entrambi i processi – L’accusa di falso ideologico era infondata in quanto anche la commissione regionale, in sede di riesame della pratica, confermò la valutazione di congruità statica certificata dal mio cliente, dimostratosi sempre coerente con le conclusioni raggiunte, sia durante l’istruttoria, sia quando è stato chiamato a deporre in tribunale”.

In questo senso, appare chiara la motivazione dell’assoluzione pronunciata dalla Corte di Appello: “Il codice penale sanziona la falsa attestazione da parte di pubblici ufficiali di fatti da lui compiuti o avvenuti in sua presenza”, reato non attribuibile a Cecilia e Turchetti “in quanto esprimono nelle rispettive dichiarazioni, oggetto di contestazione, solo valutazioni di ordine tecnico sulla idoneità statica dei locali”. Aggiunge la giudice relatrice Scirè: “La sanatoria rilasciata dal Comune per quanto riguarda le irregolarità formali contestate (al solo Cecilia), ha dato però atto che l’intervento edilizio effettuato sull’ex chiesa di San Giorgio era conforme alla disciplina urbanistica ed edilizia vigente al momento della sua realizzazione”.

Cambio di destinazione d'uso

I giudici di secondo grado spiegano poi perché non hanno accolto la richiesta di assoluzione sollecitata dagli avvocati difensori per i reati collegati al cambio di destinazione d’uso degli immobili: “Non è contestabile il dato formale dell’effettuazione in centro storico e in zona sismica di opere in difformità dalla Dia trasmessa al Comune (dichiarazione di inizio attività) in quanto si è trattato di interventi eseguiti senza le autorizzazioni di Soprintendenza e Genio Civile, rilasciate successivamente. Va però preso atto dell’intervenuta sanatoria che determina l’estinzione dei reati”. La sanatoria, rilasciata dall’ex ingegnere capo del Comune Maurizio Peron, è costata alla Fondazione 154 mila euro, in aggiunta ai 10 mila euro pagati per ottenere le autorizzazioni da Soprintendenza e Genio Civile in riferimento agli interventi eseguiti nell’ex chiesa di San Giorgio.

Il caso Lancia

Un risvolto singolare, con rari precedenti, riguarda invece l’architetto Paolo Lancia. Imputato di falso in relazione al collaudo delle opere effettuato per conto della Fondazione Varrone, a Rieti era stato condannato a due mesi di reclusione, ma per reati diversi, mai contestati, e quindi in totale difformità rispetto al capo di imputazione.  La Corte di Appello ha ritenuto fondato il ricorso del difensore Antonietta Parrella e ha annullato la sentenza di primo grado, ordinando la restituzione del fascicolo al tribunale di Rieti perché proceda di nuovo nei confronti dell’attuale sindaco di Contigliano. Ma è assai improbabile che ciò possa accadere, l’ipotizzato reato di falso è già prescritto in partenza.

La riapertura del polo

L’estinzione dei reati edilizi comporta la restituzione alla Fondazione della biblioteca e della palestra di inglese sequestrate dal 2014. Gli avvocati Vincenzo Martorana e Matteo Pifani, legali dell'istituto di via dei Crispolti e dell'ex presidente de Sanctis in entrambi i processi celebrati a Rieti e a Roma, si accingono a presentare l'istanza di dissequestro al tribunale, ma resta da verificare se ciò potrà avvenire solo quando la sentenza diventerà irrevocabile.