Matrimonio a Poggio Mirteto per Marina Petrella, l'ex brigatista arrestata in Francia

28/04/2021
L'articolo sulle nozze in carcere
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La Sabina è tornata sotto i riflettori per vicende legate al terrorismo, con l’arresto di Marina Petrella, la brigatista condannata all’ergastolo in Italia, fermata a Parigi insieme ad altri sei terroristi latitanti, autori di attentati e omicidi commessi tra gli anni ‘70 e ’80. Sfuggita alla giustizia italiana, la Petrella aveva trovato rifugio in Francia grazie alla cosiddetta “dottrina Mitterand”, la politica voluta dall’ex presidente socialista che permetteva di non concedere l'estradizione a personaggi imputati o condannati, ricercati per “atti di natura violenta ma d’ispirazione politica” contro però qualunque Stato escluso quello francese. Era di fatto un diritto d'asilo per ricercati provenienti da altri Paesi, che infatti si rifugiarono in massa in Francia. Esclusi dalla dottrina coloro che avevano commesso un atto di “terrorismo sanguinario”. In realtà, ha garantito decenni di impunità a personaggi criminali che hanno seminato in Italia tanti lutti e dolore con le loro azioni terroristiche.

Le nozze

Nella vita di Marina Petrella, oggi 67enne, la Sabina rappresenta una parentesi importante perché, oltre a frequentarla a lungo, è stato il posto dove si sposò con Luigi Novelli, esponente della colonna romana delle Brigate Rosse, anche lui condannato all’ergastolo e morto nel 2020. Erano già componenti attivi della lotta armata, ma questo nessuno poteva saperlo quando, il 27 febbraio 1977, furono uniti in matrimonio nel Comune di Poggio Mirteto, dove a celebrare il rito civile fu l’avvocato Paolo Michiorri, all’epoca giovane assessore alla Cultura, delegato dal sindaco Lanfranco Santini a indossare la fascia tricolore. Una cerimonia alla quale furono presenti testimoni e amici, soprattutto la famiglia di un operaio della Sip, nativo del paese mirtense, che aveva una casa a Poggio Catino dove la coppia spesso era ospite.

L’amico arrestato

E proprio questa frequentazione costò all’uomo l’arresto, accusato da alcuni terroristi arrestati di essere un fiancheggiatore delle Brigate Rosse. A inguaiarlo erano stati soprattutto i rapporti che intratteneva a Roma con ambienti eversivi degli extraparlamentari da dove provenivano molti appartenenti al movimento armato, e la stretta amicizia con Petrella e Novelli che lui aveva convinto a sposarsi a Poggio Mirteto. L’operaio (scomparso ormai da molti anni) rimase detenuto in diversi carceri italiani e, in seguito, fu anche convocato dalla Commissione parlamentare di inchiesta nominata durante l’ottava legislatura sul sequestro e l’assassinio di Aldo Moro e sul terrorismo in Italia, davanti alla quale continuò a negare di essere il personaggio che si celava sotto un nome di battaglia. Marina Petrella e suo marito amavano compiere escursioni sui monti sabini, spesso erano ospiti a pranzo a casa di amici a Castelnuovo di Farfa, e poi c’erano quelle vacanze trascorse tutti insieme, insomma una vera e propria famiglia allargata creatasi con l’operaio della Sip, la moglie e le figlie.

Le sentenze

L’ex brigatista è responsabile, in base alle condanne definitive, dell'omicidio del generale dei carabinieri Enrico Galvaligi, di cui è accusata anche Roberta Cappelli, un’altra dei sette terroristi arrestati in Francia, del sequestro del giudice Giovanni D'Urso, avvenuto a Roma il 12 dicembre del 1980, e dell'assessore regionale della Democrazia Cristiana Ciro Cirillo, avvenuto a Torre del Greco il 27 aprile del 1981 e nel quale furono uccisi due membri della scorta, dell'attentato al vice questore Nicola Simone.

I precedenti

La presenza di Marina Petrella e del marito Luigi Novelli (si sposarono anche con il rito religioso in carcere a Rebibbia, nel 1982, per poi divorziare negli anni successivi) contribuì a dare forza alle inchieste dei carabinieri e dell’Ucigos della Questura di Rieti sull’esistenza nel Reatino di basi di appoggio logistico per formazioni terroristiche, come confermò nel 1978 la scoperta del covo delle Unità Combattenti Comuniste avvenuta a Vescovio di Torri in Sabina, il caso del lago della Duchessa e del falso comunicato delle Br sull'uccisione di Aldo Moro, nonché l’individuazione di depositi di armi in diversi centri della provincia. Senza dimenticare, in precedenza, la sparatoria di Rascino, avvenuta il 30 maggio 1974, dove in un conflitto a fuoco con carabinieri e forestali morì il terrorista di estrema destra dei Mar Giancarlo Esposti.