Linguaggio nella giustizia penale, processi e sentenze più chiare per i cittadini

09/07/2021
Udienza nell'aula Caperna
Udienza nell'aula Caperna
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Si fa strada l’esigenza di comunicare con i cittadini in maniera più chiara e comprensibile le ragioni che sono alla base delle sentenze emesse dai giudici, soprattutto in riferimento ai processi penali. Un’esigenza sempre più avvertita nel mondo forense e tra i magistrati, per rendere i contenuti dei provvedimenti più accessibili a chi non possiede una preparazione giuridica specifica e resta “stupito” di fronte a certe decisioni, il più delle volte definite incomprensibili. Reazioni giustificate dal fatto che il linguaggio processuale è difficile da capire per i non addetti ai lavori e occorre, dunque, un cambio di passo.

Il dibattito

Un dibattito che si va sviluppando e che ha trovato nuovo impulso con l’emergenza Covid 19, che ha costretto la macchina della giustizia a rivoluzionare tempi e modalità di svolgimento dei processi. Un incontro on line, il primo dopo una lunga interruzione che blocca ancora i convegni in presenza, promosso dalle associazioni Aiga, Camera Penale, Adu (accredidato dall’Ordine degli avvocati) in collaborazione con la sottosezione di Rieti dell’Associazione Nazionale Magistrati, e dedicato a “Il linguaggio nella giustizia penale ed in particolare nella fase dibattimentale”, ha messo in evidenza la crescente esigenza di migliorare il rapporto orale tra giustizia e utenza nell’interesse comune di rendere decifrabile la lettura di ogni atto. Gli interventi dei relatori, moderati dal presidente dell’Aiga reatina Giuseppe Morgante, hanno centrato l’argomento evidenziando gli aspetti da correggere, ma è chiaro che si tratta di un percorso lungo e non affatto semplice da realizzare. La presa d’atto che, comunque, occorre migliorare la comunicazione, costituisce già un risultato positivo.

Si è fatto interprete di questa esigenza il presidente del Tribunale Pierfrancesco de Angelis, per il quale “il linguaggio è un tema fondamentale perché impedisce con le sue articolazioni la comprensione degli atti per i cittadini. Dobbiamo, per questo, essere attenti affinchè le decisioni che assumiamo giungano all’utente in modo chiaro, per impedire che restino sacche di oscurità sui perché di una sentenza, in particolare per quanto riguarda il penale. E’ un dovere che spetta a noi giudici”. Considerazioni che hanno aperto alla riflessione dell’avvocato Attilio Ferri, presidente del Consiglio dell’Ordine, perché dietro l’angolo c’è il tentativo, contestato dai penalisti, di “remotizzare” il processo penale, adeguandosi un po’ a quanto già accade nel civile, dove molti atti e udienze si svolgono ormai con giudici, avvocati e le parti interessate, collegati on line. Ma se nel civile funziona, non altrettanto può accadere nel penale. Lo ha chiarito Ferri puntualizzando che “occorre interrogarsi sul futuro del processo verbale, perché i principi di oralità e immediatezza verrebbero colpiti se si passasse allo svolgimento di atti da remoto. E’ importante che l’avvocatura non si arrocchi in difesa, ma è necessario avviare una riflessione per quanto riguarda le fasi non dibattimentali (già in atto, con il deposito di atti e istanze ndr), perché questo sistema può contribuire a rendere i processi più veloci”

Resta, comunque, l’importanza di illustrare meglio i passaggi di un processo penale, esigenza che l’avvocata Morena Fabi, presidente della Camera Penale di Rieti, ha rimarcato: “La terminologia del linguaggio è molto importante, occorre far capire agli utenti la materia, evitando aspetti troppo tecnici che possono rivelarsi incomprensibili".

Linguaggio e rito del processo penale che sono poi stati approfonditi dagli altri relatori, i magistrati Virginia Arata (segretario della sottosezione Anm) e Rocco Maruotti (sostituto procuratore della repubblica), con gli avvocati Cristian Baiocchi e Riziero Angeletti.