Lidia Nobili assolta: "Il mio processo frutto dell'antipolitica"

24/12/2020
Dirigente nell'azienda di erboristeria
Dirigente nell'azienda di erboristeria
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Lidia Nobili, ex assessore e consigliere comunale di Forza Italia a Rieti e poi alla Regione Lazio, durante la presidenza di Renata Polverini, è stata protagonista di una lunga vicenda giudiziaria durata otto anni e ribattezzata delle “spese pazze”, che in Italia ha coinvolto decine di esponenti politici di tutte le regioni. Imputata di truffa aggravata ai danni dello Stato per la gestione irregolare dei fondi assegnati ai singoli consiglieri, destinati a iniziative da svolgere sul territorio, è stata assolta con formula piena “perché il fatto non sussiste” dal tribunale di Roma, insieme a Paolo Campanelli, titolare della società di consulenza Lallaria.

Secondo la procura, gli importi delle fatture emesse dalla società di intermediazione per gli eventi denominati “La Regione incontra Rieti”, in realtà avrebbero riguardato le spese sostenute per la campagna elettorale della Nobili alle comunali di Rieti. Il dibattimento, celebrato davanti alla seconda sezione penale, ha escluso in modo netto ogni ipotesi del genere. La professoressa Nobili, dirigente di un'azienda di erboristeria, ripercorre per GiustiziaRi le tappe della sua esperienza.

Come ha vissuto questa vicenda?

“L’ho affrontata con un’alternanza di ansia e tranquillità, da un verso ero tranquilla non essendoci nulla per cui dovevo sentirmi in colpa, con ansia perché vedendo come purtroppo oggi funziona la giustizia, dove spesso a dominare non è tanto la ricerca della verità quanto quella di inseguire il sensazionalismo, e mi riferisco al fatto che per alcuni magistrati è un modo di farsi conoscere. Ma, se certe storie non fanno notizia, può darsi che vengano archiviate o messe da parte. Non mi riferisco, ovviamente, a tutti i giudici, perché, come avviene nella vita, ci sono le persone per bene e quelle meno per bene. Il mio timore è che non avrei avuto un processo sereno e equo, la pressione mediatica era fortissima perché il sillogismo era punire tutti i politici perché tutti ladri. D’altra parte, per quanto riguardava me e Forza Italia ancora peggio, visto il momento in cui si erano intensificati gli attacchi a Berlusconi”.

Il processo

“Ho sempre considerato anomalo, insieme ai miei avvocati Nicola Madia e Giorgio Perroni, questo processo nato sulla scia di una denuncia presentata da Franco Fiorito. Il problema era nato con il Pdl, io ero assessore comunale a Rieti, ma dopo essere stata eletta alla Regione ho conosciuto un mondo completamente a parte. Mi sono ritrovata con Fiorito capogruppo in quota An, presidente della commissione Bilancio e tesoriere, questo significa che gestiva tutta la parte amministrativa. Se l’avesse fatto in maniera democratica, non sarebbe stato un problema, ma era anche molto assente dalle attività. Ad esempio, se il consiglio regionale iniziava all’una, lui si presentava alla cinque e questo non andava bene. Il nostro gruppo era inesperto, avevamo bisogno di rapportarci con una guida sicura e Fiorito in questo senso non ci ha rappresentato. La nostra sfiducia ha quindi riguardato il suo modo rapportarsi con noi, assolutamente inadeguato”.

La denuncia

“Il problema è che Fiorito e il suo avvocato difensore Carlo Taormina, con la loro denuncia, avevano tentato di mettere in evidenza che, comunque, quello era il sistema, che lui aveva gestito male i soldi (Fiorito è stato successivamente condannato, in via definitiva in Cassazione, a 2 anni e undici mesi per appropriazione indebita di fondi pubblici ndr), ma tutti avevano fatto la stessa cosa. E, siccome, queste esternazioni sono arrivate in un periodo di antipolitica dove chi attaccava i politici appariva un eroe, non è sembrato vero a una parte della magistratura trasformare quello che poteva essere un processo penale normale in un processo politico e mediatico.

Una parte dei giornali ha poi amplificato quello che diceva Fiorito riempiendoci di fango e il caso ha assunto dimensioni nazionali sproporzionate. Il processo, per fortuna, ha chiarito ogni cosa. E’ stato un dibattimento duro, io stessa ho affrontato quattro ore di interrogatorio in aula e la presidente del collegio giudicante, Sabrina Lorenzo, non è certo stata tenera. Diciamo che avevo un certo timore perchè aveva già condannato in un altro processo l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, a una pena superiore a quella chiesta dal pubblico ministero. Poi ho capito che il suo atteggiamento era dovuto allo scrupolo di ricercare la verità su ogni aspetto della storia”.

Quando è stata indagata, come ha reagito?

“Quando ho ricevuto l’avviso di garanzia ho avuto la sensazione di essermi trovata nel momento sbagliato al posto sbagliato. All’inizio non ero assolutamente preoccupata, sicura che tutto fosse avvenuto in regola e non mi rendevo conto di dove sarei andata  a finire. Quando ho letto il capo di imputazione mi è sembrata una cosa irreale e mi sono resa conto quanto è difficile dimostrare la verità quando nessuno vuole ascoltarla: io dicevo delle cose e si ritorcevano contro di me. Oggi dico che, probabilmente, mi sono difesa anche male perché l’accusa era talmente irreale che non potevo pensare a un processo del genere. Al di là del mio lavoro come preside o di dirigente di azienda, non avevo mai avuto esperienze del genere con la giustizia. Adesso saprei come muovermi, ma mi auguro che questa esperienza sia l’ultima del genere. Una volta soltanto fui processata perché non mi ero fermata all’alt di una pattuglia in borghese della polizia, ma non avendoli riconosciuti avevo proseguito. In tribunale fui assolta in pieno, ma si trattò di un episodio ridicolo.

Quali sono state le reazioni a Rieti?

“A Rieti i riflessi nazionali si sono fatti ovviamente sentire. E’ chiaro che l’impatto è stato forte, all’epoca ero preside, ho sempre fatto politica tra la gente e per me è stato un dramma sapendo che alla base c’era una grossa bugia. Chi mi conosceva era certo della mia estraneità ai fatti, chi non mi conosceva aveva qualche dubbio perché era inevitabile. Questa vicenda mi ha insegnato che quando certe cose le leggi sui giornali appaiono diverse da quando le vivi in prima persona. In realtà sono esperienze che ti cambiano la vita e se non sei forte te la può veramente distruggere. All’epoca ero consigliere comunale e per me ha rappresentato un punto di onore quello di continuare a essere presente in consiglio, andare in piazza, partecipare alle manifestazioni, anche se notavo un certo imbarazzo e insicurezza nelle persone”.

Tornerà in politica?

“In tanti mi sollecitano, intanto mi ha fatto piacere il sostegno ricevuto dal coordinatore provinciale del mio partito Sandro Grassi che mi incita a candidarmi alle comunali del 2022, altri vogliono che la mia esperienza non vada dispersa. Insomma, confesso che ci sto pensando e valutando, perché la passione per la politica non è venuta meno e vorrei ancora rendermi utile”.