L’abuso di ufficio non è più un reato contemplato dal codice penale. La firma apposta dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al disegno di legge Nordio approvato dalla Camera il 10 luglio, rende esecutivo a tutti gli effetti il provvedimento ed è pronta la corsa degli avvocati di imputati già condannati, anche con sentenze passate in giudicato, o che stanno attualmente affrontando un procedimento penale, oppure ancora sono solo indagati, a chiedere la cancellazione delle condanne o l’archiviazione di procedimenti pendenti.
La vicenda Preite-Latini
Secondo i dati diffusi dal ministero, la misura potrà riguardare oltre 3.600 condanne emesse in Italia riferite agli ultimi 25 anni, ma non riguarderà coloro che sono stati prescritti dal reato, perché in questo caso non sono state inflitte pene in base all’ormai ex articolo 323. A Rieti, il caso più clamoroso riguarderà certamente Antonio Preite, ex dirigente del settore finanziario del Comune di Rieti, e il consulente umbro Massimo Morelli, protagonisti insieme ad un altro consulente, Carlo Latini, di un processo conclusosi con la condanna per abuso d’ufficio dei primi due, e la prescrizione dallo stesso reato per il terzo. Vicenda che ha tenuto alta l’attenzione dell’opinione pubblica per anni, originata da un’inchiesta di procura e Guardia di finanza sul controllo di gestione condotto sui conti dell’ente tra il 2002 e il 2012. Preite, Latini e Morelli erano stati rinviati a giudizio per peculato e falso in atto pubblico, ma al termine del processo, il reato più grave era stato riqualificato dai giudici in abuso d’ufficio, determinando le condanne di Preite e Morelli rispettivamente a dieci e otto mesi, mentre per Carlo Latini il reato fu dichiarato prescritto. Contro la sentenza del tribunale collegiale è pendente il ricorso in Corte di Appello, ma nell’udienza fissata per il 14 novembre gli avvocati difensori sono pronti a chiedere la cancellazione del reato che, peraltro, risulta ormai ampiamente prescritto. Se l’esito sarà favorevole, Preite potrà sostenere di aver ingiustamente patito 111 giorni di arresti domiciliari ie una condanna che ha poi portato alla sua uscita dal Comune.
Il caso Collevecchio
Ma altri imputati, condannati in via definitiva, potrebbero beneficiare della nuova norma Nordio. Tra i casi in esame, emerge quello di due tecnici, padre e figlio, il primo presidente della commissione tecnica comunale di Collevecchio che approvava i progetti edilizi presentati dallo studio del secondo (ma firmati da altri professionisti per evitare incompatibilità), i quali potranno chiedere la cancellazione dell’unica condanna riportata per abuso d’ufficio, confermata dalla Cassazione (altre condanne subite in primo grado sono poi state dichiarate prescritti nei successivi gradi di giudizio)
Processi in corso
L’abrogazione dell’abuso d’ufficio potrà riguardare anche procedimenti e inchieste ancora in corso. In tribunale, attualmente, pende il caso di un maresciallo maggiore, ex comandante di una stazione dei carabinieri forestali nel Cicolano, rinviato a giudizio dal Gip con l’accusa di aver abusato della sua posizione “causando a un brigadiere un danno ingiusto non considerandolo legittimamente assente dal servizio nei giorni festivi antecedenti e successivi alle licenze concesse”. Il processo è stato fissato a novembre e la difesa si prepara a chiedere la cancellazione in virtù della nuova legge, ma l’avvocato di parte civile frena: “Spetterà ai giudici dichiarare il proscioglimento, ma dall’esame dei fatti potrebbero emergere altre ipotesi residuali per l’accusa, quali violenza privata, minaccia aggravata, tentata estorsione o altro”.
Come dire, cancellato un reato potrebbe spuntarne un altro.