La pesante eredità dell'avvocato Mazzilli, da mezzo secolo l'Ordine forense cerca la soluzione

02/11/2021
Uno degli edifici
Uno degli edifici
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Una donazione che risale al secolo scorso, esattamente a 50 anni fa, quando il Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Rieti si ritrovò beneficiario di una vasta proprietà appartenuta all’avvocato Vittorio Mazzilli, morto nel 1971 senza avere figli, che nel testamento dispose il lascito in favore dell’organismo forense di un edificio padronale e di una casa colonica, insieme a un’area di sei ettari che si estende a ridosso dell’aeroporto Ciuffelli. La sua intenzione era delle più lodevoli: voleva che fosse realizzata una casa di riposo per i colleghi anziani, un pensiero rivolto anche a coloro che, magari, una volta smessa la toga sarebbero stati costretti a vivere senza il supporto di affetti familiari. Quella struttura, pensata per l’accoglienza, avrebbe dovuto garantire un percorso di serenità nell’ultimo scorcio di vita a coloro che si erano impegnati per la giustizia.

Ma l’eredità, accettata dal Consiglio nel 1973, ha finito per diventare un “peso” perché il progetto indicato dall’avvocato Mazzilli si è scontrato con una realtà ben diversa. Le cattive condizioni in cui versavano gli edifici, da ristrutturare, sconsigliarono all’Ordine di intervenire e si provò, allora, a ottenere dalla Cassa Forense un finanziamento ad hoc, ma anche questo tentativo non andò in porto.

La storia

Nel corso degli anni, la proprietà è andata progressivamente perdendo valore di mercato, sceso a 405 mila euro secondo la stima dell’Agenzia del territorio calcolata nel 2014, anno in cui neppure il successivo tentativo di alienare all’asta i beni promosso dal Consiglio dell’ordine (presidente Luca Conti), ha avuto miglior sorte: per due volte ci ha provato il notaio Paolo Gianfelice, dopo la pubblicazione del bando sulla Gazzetta Ufficiale, ma nessun acquirente si è fatto avanti. In precedenza, a complicare la situazione, era arrivata anche una causa promossa nel 1981 dagli eredi della vedova che avevano impugnato il testamento in sede civile, ma dopo un rimbalzo di competenze tra i tribunali di Roma e Rieti, il giudizio si era estinto per la rinuncia dei ricorrenti a proseguire nella causa, consentendo all’Ordine di dichiararsi definitivamente proprietario del compendio immobiliare dopo aver acquisito pareri legali esterni, ma facendo tornare il lascito Mazzilli alla casella di partenza, cioè a quel 1971 quando erano state rese note le sue volontà.

Nel mezzo, si sono succeduti molti consigli dell’ordine (l’ex presidente Antonio Belloni propose nel 2001 di utilizzare gli edifici per ospitarvi attività di formazione a sostegno della neonata Scuola Forense Sabina), la questione viene regolarmente inserita negli ordini del giorno delle assemblee, con proposte che vengono avanzate, ma poi finiscono per non essere esaminate perché non è semplice individuare la soluzione per monetizzare il patrimonio e utilizzare il ricavato a vantaggio della categoria.

Nuova stima

Blocco che il direttivo in carica, presieduto dall’avvocato Attilio Ferri, prova adesso nuovamente a rimuovere dopo anni di stasi: “Nel 2019 abbiamo deciso di dare incarico all'Agenzia del territorio Rieti-Viterbo di stimare nuovamente il compendio alla luce del possibile mutamento del valore commerciale dei beni – spiega -, valore che tenesse conto della crisi economica dell'immobile in genere. I tecnici dell'Agenzia però, a causa delle limitazioni imposte dall’emergenza Covid, non hanno potuto recarsi sui luoghi prima dello scorso settembre e stiamo attendendo entro l’anno la nuova stima, per poi procedere oltre nella vendita che è uno degli obiettivi della consigliatura stessa. I possibili impieghi del ricavato non sono stati formalmente scelti, ma credo dovrebbero essere individuati nell'acquisto di immobili da adibire alle attività culturali ed istituzionali dell'avvocatura reatina, per dare il massimo risalto al grande gesto di generosità dell'avvocato Mazzilli prima, e della moglie poi nei confronti dell'avvocatura stessa. Da parte nostra, nei limiti imposti dalle scarse risorse economiche, abbiamo sempre cercato di mantenere la proprietà affittando i terreni alle varie ditte della zona”.