Il rito abbreviato sotto processo, l'evoluzione dalla legge Carotti alla riforma Cartabia

25/03/2023
L'incontro all'Auditorium Varrone
L'incontro all'Auditorium Varrone
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A Rieti, sotto processo c’è finito il rito abbreviato, proprio il procedimento speciale che avrebbe dovuto avere un effetto deflattivo sui processi penali, riducendone i tempi di durata e apportando benefici in termini di impiego di risorse per lo Stato e l’apparato della giustizia. A distanza di quasi un quarto di secolo dall’introduzione dei riti alternativi del patteggiamento e dell’abbreviato, entrati in vigore nel 1999 con la legge di riforma del codice di procedura penale, la Camera Penale di Rieti ha colto l’occasione per tracciare un bilancio e analizzare i risultati raggiunti grazie al libro scritto dall’avvocato Cristian Baiocchi, direttore della Scuola Forense Sabina) su “Profili evolutivi del rito abbreviato” (Editore Key), un’analisi approfondita illustrata dall’autore su come è cambiata negli anni l’applicazione del procedimento.

L'incontro

A ragionarne, davanti a una platea di penalisti riunita per iniziativa della Camera Penale nell’Auditorium della Fondazione Varrone, in largo San Giorgio, sono stati il gip del tribunale di Roma Andrea Fanelli, che tra Rieti e Poggio Mirteto ha trascorso i primi diciotto anni della sua  carriera, l’avvocato Pietro Carotti, “padre” della legge di riforma sul Giudice unico, e l’avvocato Riziero Angeletti, autore in passato di un saggio sull’argomento. Interventi che hanno fatto il punto, tra luci e ombre, sullo stato di attuazione del rito abbreviato, nato con l’intento di accordare a un imputato, in caso di condanna, lo sconto di un terzo della pena quale “premio” per aver evitato di prolungare i tempi del giudizio arrivando fino al dibattimento. Un percorso di analisi, partito  dalla legge di riforma Carotti, per finire all’ultima firmata dall’ex ministro Guardasigilli Cartabia, non esente da critiche per le novità introdotte.

E’ stato proprio Carotti, maestro di tanti avvocati penalisti, a spiegare la genesi del provvedimento, inserito nella riforma della quale è stato relatore in Commissione Giustizia della Camera in veste di deputato: “Ci si rese conto che la durata dei processi penali aveva raggiunto una tale dimensione che occorreva trovare un compromesso, così fu individuata la soluzione dei riti alternativi quale strumento per deflazionare i carichi di lavoro. Passi avanti, da quel giorno, sono stati indubbiamente fatti, ma l’opinione pubblica ha sempre visto con diffidenza questo strumento quando rispetto a particolari processi le pene inflitte non sono apparse adeguate alla gravità dei fatti”.

L'emergenza

Esperto del meccanismo che regola l’abbreviato, il Gip Andrea Fanelli non ha mancato di osservare che “si tratta di un giudizio che rappresenta pur sempre un’anomalia del processo. A Roma, ad esempio, come in altri grandi tribunali italiani, siamo sommersi da migliaia di procedimenti fermi e la situazione è diventata drammatica anche perché ci sono le parti civili che reclamano una risposta di giustizia. C’è poi quella che io considero una sproporzione, vale a dire lo stesso sconto di pena di un terzo accordato sia all’imputato che patteggia la pena, sia a colui che invece chiede il giudizio abbreviato, potendo poi ricorrere in appello e in Cassazione in caso di condanna. In questo modo si allungano i tempi di giudizio, in contrasto con lo spirito deflattivo che si vuole raggiungere, contrariamente a quanto accade in caso di patteggiamento, che rende subito definitiva la sentenza. Oggi, poi, accade che se l’imputato condannato in abbreviato decide di non appellare la decisione del giudice, ha diritto a un ulteriore sconto di un terzo”.

Dibattito e interventi partecipati, con l’avvocato Baiocchi che ha spiegato le ragioni ispiratrici del libro (definito dal giudice Fanelli “lavoro dal carattere neutrale, che non spinge in nessuna direzione”), nel quale richiama i diversi interventi effettuati dal legislatore nel tentativo di colmare gli spazi vuoti della normativa. Convegno che ha sperimentato con successo la prima collaborazione tra la rinnovata Camera Penale, presieduta dall’avvocata Gioia Sambuco, e la Scuola Forense Sabina, foriera per altre iniziative future.