Il ciclone Covid travolge i matrimoni, a Rieti aumentano separazioni e divorzi

14/05/2021
Il tribunale
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L’effetto Covid si abbatte sui matrimoni e a Rieti sono in netto aumento le cause di separazione e divorzio. E’ quanto si ricava dai dati del tribunale, confrontando il numero dei procedimenti trattati tra il primo quadrimestre 2020 (inizio della pandemia) e lo stesso periodo del 2021: da gennaio ad aprile di quest’anno, le separazioni consensuali sono state 59, 20 in più rispetto alle 39 dello scorso anno, fino a sfiorare le 62 del primo quadrimestre 2019, mentre i divorzi congiunti sono passati dai 16 del 2020 ai 38 del 2021, sempre tenendo come riferimento i primi quattro mesi di ogni anno.

Anche in questo caso, si registra un avvicinamento al dato del 2019, quando i divorzi congiunti furono 35. Diverso è il quadro per quanto riguarda le cause dove non c’è l’accordo tra i coniugi e si litiga su tutto, dal mantenimento della casa alla custodia dei figli, per finire alle questioni economiche. Nel 2021, fino a oggi, le separazioni giudiziali sono state 13 (nel 2020 furono 31 e 20 nel 2019), i divorzi giudiziali hanno superato il dato del 2020: nel primo quadrimestre sono 19, lo scorso anno nello stesso periodo ne furono registrati 13, comunque inferiori ai 30 del 2019.

In questa situazione, una nota positiva arriva dalla durata delle cause, condotte dal presidente del tribunale Pierfrancesco de Angelis, i cui tempi si sono drasticamente ridotti rispetto al passato quando non c’è litigiosità tra i coniugi. Tra la fissazione della prima udienza e i passaggi successivi, fino ad arrivare all’omologa della sentenza, l’attesa non supera le tre settimane, che possono diventare quattro in casi particolari. Una tempistica nel definire i procedimenti, aiutata anche dalla trattazione telematica dei fascicoli, che non si registra in molti altri tribunali, apprezzata soprattutto da avvocati provenienti da fori diversi da quello reatino.

Le domande

L’avvocata Arianna Del Re, impegnata nel diritto di famiglia e mediatrice familiare, traccia un’analisi della situazione. “Dall'inizio della pandemia, abbiamo visto moltiplicate le richieste da parte dei clienti per separazioni e divorzi, nonchè  per disciplinare l'affidamento e il mantenimento dei figli  minori nel caso di coppie non coniugate. Siamo stati anche inondati di richieste di intervento per affrontare le criticità relative alle modalità di frequentazione dei figli col genitore non collocatario nei periodi di quarantena e lockdown.Ovviamente non è stata la pandemia in sè a far esplodere le crisi, piuttosto l'emergenza coronavirus ha costretto le famiglie a convivere davvero a stretto contatto e la convivenza forzata ha messo in chiaro quelle criticità risalenti, ma rinviate per mille ragioni ad ogni occasione. La vita frenetica è, per usare un immagine calzante, un anestetico della crisi di coppia, con il lockdown l'effetto dell'anestetico non ha più funzionato e sono emersi prepotentemente i dolori della coppia.

Violenza in famiglia

"Nei casi peggiori, purtroppo, abbiamo assistito anche ad un aumento preoccupante delle violenze endofamiliari e anche a Rieti il tribunale ha provveduto a emettere severi provvedimenti di allontanamento a tutela e protezione dei familiari. Laddove possibile è sempre opportuno individuare soluzioni non conflittuali, nell'interesse della coppia e soprattutto dei figli, ricorrendo ai diversi strumenti che il nostro sistema mette a disposizione quali la mediazione familiare, la negoziazione assistita, il metodo collaborativo.

I problemi

Le problematiche più emergenti - spiega il legale -, oltre a quelle economiche, sono quelle relative alle modalità di collocamento dei figli minori. la giurisprudenza si sta aprendo lentamente alla bigenitorialità piena, che tale sia  anche quanto alla ripartizione dei tempi tra i genitori nella gestione dei figli minori, soprattutto nel caso in cui ciò corrisponda all’effettivo volere dei figli, sia possibile sotto il profilo concreto, considerando la condizione logistica, l’età dei figli e tutto quanto a tal fine opportuno,  e non si risolva invece in danno degli stessi.

Ci si sta lentamente allontanando da quella granitica maternal preference dei decenni scorsi, che vedeva la madre come figura di riferimento centrale ed il padre costretto a frequentare i figli solo nel fine settimana di sua spettanza. C'è ancora molta resistenza da parte dei magistrati ad applicare il criterio del collocamento pienamente paritario, però, e la stessa Cassazione in qualche recente pronuncia ha specificato che bigenitorialità non coincide con uguaglianza dei tempi.

I minori

Il Tribunale di Rieti è orientato all'ascolto del minore in questi casi, ritenendo fondamentale la sua volontà, nel pieno rispetto della norma. L’art. 315 bis, comma III, codice civile, riconosce infatti  il diritto del fanciullo - che abbia compiuto i dodici anni, o anche di età inferiore se capace di discernimento - ad essere ascoltato in tutte le questioni che lo riguardano. Personalmente - conclude l'avvocata Del Re - ritengo l'ascolto del minore l'extrema ratio, cui ricorrere solo laddove ogni tentativo di individuare una soluzione conciliativa sia stata esperita negativamente, giacchè è di ogni evidenza che  il minore, seppure ascoltato nel pieno rispetto della sua emotività e sensibilità, si sente gravato di enormi responsabilità. L'invito, da parte mia, è sempre quello di tutelare i bambini e proteggerli”.