Giudici trasferiti e in congedo, emergenza per il tribunale di Rieti eterno trampolino di lancio

07/12/2021
Il palazzo di giustizia
Il palazzo di giustizia
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Il tempo di lavorare a ranghi completi sembra già finito al tribunale di Rieti, dove la contemporanea assenza di due giudici nel settore penale ha costretto a un rimescolamento dell’organico, con l’attribuzione ad altri magistrati dei processi già in corso o che risultano già fissati e in attesa di essere celebrati. E torna l’emergenza, quella che sembrava archiviata poco meno di due anni fa, generata dal trasferimento quasi simultaneo di diversi giudici a Roma, quando l’arrivo di dieci giovani vincitori di concorso era andato a colmare, tra il 2018 e il 2019, tutti i posti vacanti a piazza Bachelet.

Le nuove difficoltà sono dovute al trasferimento al Tar del Lazio della dottoressa Virginia Arata, al quale andrà a sommarsi l’assenza della collega Giorgia Bova, che durerà per tutto il 2022, ma potrebbe protrarsi. Risultando in servizio solo la metà dei togati addetti al dibattimento, l’effetto negativo destinato a ripercuotersi nell’attività quotidiana è risultato subito evidente, costringendo il presidente del tribunale, Pierfrancesco de Angelis, a emanare una modifica tabellare in cui ridistribuisce i compiti arrivando a coinvolgere anche i Got assegnati alle funzioni penali, Loredana Giannitti e Alessandro Auriemma, ricevendo da loro massima disponibilità a sobbarcarsi nuovi carichi di lavoro.

I giudici onorari erediteranno i processi monocratici di Arata e Bova, comporranno il collegio penale (negli anni 90 si ripetè la stessa situazione emergenziale causata dalla mancanza di giudici, con i vice pretori onorari chiamati ad affiancare i togati), mentre un giudice del civile comporrà a rotazione il Riesame. Non bastasse questo, a dare una mano ci saranno il presidente de Angelis, compatibilmente con lo svolgimento delle funzioni presidenziali, e il presidente di sezione Carlo Sabatini, che erediteranno i ruoli di Arata e Bova. Tutto ciò nella speranza che da Roma arrivi un magistrato distrettuale per sostituire la seconda fino al suo rientro, ma che potrebbe pure non arrivare mai. La richiesta è stata già trasmessa alla Corte di Appello, ma se i tempi della giustizia restano quelli attuali c’è poco da essere ottimisti. E’ certo, invece, che tanti processi slitteranno di mesi, con un allungamento dei tempi di definizione che non si preannunciano brevi.

Ribattezzato come il tribunale più giovane di sempre per quanto riguardava l’età media dei nuovi giudici (di poco superiore a trent’anni) si sperava in un cammino sereno, senza intralci, e invece Rieti si è confermato, ancora una volta, solo un trampolino di lancio per altre sedi, su tutte Roma. E questo suscita malumore tra gli avvocati, a partire da quelli che invocano norme più stringenti in tema di trasferimenti: un magistrato va via quando arrivano i sostituti. Invece, il primo a lasciare Rieti dopo pochissimo tempo, è stato Roberto Scarpato, seguito da Pierluigi Verico (entrambi con nuova destinazione al Tar del Lazio) e da Virginia Arata. Ora anche la Bova, anche se il suo non è un trasferimento ma un congedo momentaneo.

Il precedente del 1988

Risale al 1988 la situazione emergenziale più difficile tra quelle vissute dal tribunale reatino fino agli anni 2000, e si verificò quando il Csm accolse contemporaneamente le richieste di trasferimento dei giudici Giacinto Bisogni, Maurizio Salustro e Ettore Capizzi, dimezzando di fatto l’organico del tribunale e mettendo in crisi la composizione dei collegi penali. L’avvocatura, anche sostenuta dal presidente del tribunale Marcello Chiattelli, accusò il Csm “di tutelare più gli interessi dei singoli che non della collettività”, e cercò di impedire che i magistrati potessero prendere anticipatamente possesso dei loro uffici nelle nuove sedi senza essere al tempo stesso sostituiti.

Del caso Rieti si occupò il vice presidente Cesare Mirabelli, già sostituto procuratore a Rieti negli anni ’70, e quindi profondo conoscitore della situazione locale, ma anche il Parlamento dopo che il caso finì sul tavolo del ministro della Giustizia Giuliano Vassalli, al quale fu chiesto “di non accelerare, senza pregiudizio per gli interessati, i provvedimenti di anticipato possesso dei magistrati trasferiti e di dichiarare, con la massima sollecitudine, la vacanza dei tre posti in tribunale in modo da consentire la nomina dei nuovi giudici”. La pressione coordinata di più forze, alla fine, fu premiata: vennero banditi i concorsi per ricoprire i posti dei tre giudici trasferiti e questo scongiurò un lungo vuoto operativo che, altrimenti, avrebbe di fatto paralizzato l’attività del tribunale civile e messo in crisi quella penale.