Esplosione nella fabbrica di fuochi di artificio, sei morti e famiglia decimata a Borgorose

22/08/2021
L'esame dei resti sul luogo dell'incidente
L'esame dei resti sul luogo dell'incidente
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Resta la seconda tragedia più grave in assoluto degli ultimi quarant’anni, quella legata all’esplosione di una fabbrica di fuochi di artificio a Torano di Borgorose, dove a perdere la vita furono sei persone, tutte impegnate a preparare il materiale destinato agli spettacoli pirotecnici allestiti in diversi paesi del Cicolano e anche del vicino Abruzzo. Per numero di vittime, l’incidente avvenuto il 25 agosto del 1983 è pari a quello registrato ad Arpino, in provincia di Frosinone, nel 2011, ed è preceduto nella triste classifica solo da quello che il 24 luglio 2015, a Bruscella di Modugno, nel Barese, di morti ne contò ben dieci.

Tutti gli abitanti, quel giorno, avvertendo il boato proveniente dalla collina di Trio, sopra Torano, pensarono al terremoto perchè i vetri di tante abitazioni andarono in frantumi, ma ci vollero pochissimi istanti per capire cosa realmente era accaduto: era scoppiata la storica casamatta del paese in attività da decenni, un'intera famiglia era stata decimata. La più giovane delle vittime aveva solo 16 anni, la più grande 31anni. Tra di loro, anche il neo papà di un bimbo di pochi mesi, figlio della titolare della ditta, che perse nell’esplosione  anche il genero, e un volontario che stava per diventarlo perché la moglie era agli ultimi periodi della gravidanza.

L'inchiesta

Ad esplodere, secondo l’esito dell'inchiesta, furono migliaia di piccoli bossoli, centinaia di mortai di alluminio e di fuochi d'artificio già confezionati con polvere nera e coloranti che venivano accatastati in vista dell'utilizzo per le continue feste patronali, e comunque nella casamatta fu stimato dai periti che vi fosse custodita una quantità notevolmente superiore di esplosivi rispetto ai cinquanta chili con i quali la ditta era autorizzata a lavorare. La causa vera dell'esplosione, però, non fu mai accertata dai consulenti incaricati dalla procura e bisogna dire che fu pressochè impossibile stabilirlo perchè della fabbrica (risultata in regola con le autorizzazioni e sottoposta a un controllo dei vigili del fuoco solo pochi mesi prima) non rimase praticamente nulla in piedi. Così come delle due auto a bordo delle quali le vittime avevano raggiunto il fabbricato, non si riuscì neanche a ricostruire i numeri di targa. Gli alberi, nel raggio di decine di metri, erano stati defoliati e le vigne circostanti letteralmente spazzate via.

Una polveriera

Durante le indagini cooordinate dal sostituto procuratore Giovanni Canzio, Torano si rivelò un'autentica polveriera.  Per due notti fu setacciato da polizia e carabinieri tutto il paese e alla fine fu rinvenuta una vera e propria santabarbara illegale: quaranta quintali di esplosivo stipato in tre auto, negli scantinati di alcune abitazioni e addirittura in una camera a letto, mentre una pattuglia della squadra Mobile della questura di Rieti riuscì ad intercettare anche un vigile urbano di Tagliacozzo, imparentato con la famiglia di fuochisti, mentre cercava di allontanarsi dal paese alla guida di una Fiat 128 imbottita di esplosivo. Il materiale fu fatto poi brillare dagli artificieri dei carabinieri, con un rituale che ricordò il tremendo boato di pochi giorni prima e i sei morti sulla collina di Trio.