Elsa Taddeo, a Salerno il congedo della storica cancelliera di piazza Bachelet

29/01/2021
Il saluto di Rieti nel 2015
Il saluto di Rieti nel 2015
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Il congedo di Elsa Taddeo approdata alla meritata pensione, si è consumato a Salerno, la sua terra di origine, ma 35 dei 41 anni di servizio li ha vissuti lavorando negli uffici della Procura della repubblica di Rieti, dove è stata segretaria, cancelliera e funzionario di settimo livello, collaborando con tutti i procuratori che si sono succeduti, a partire da Gaetano La Sala, proseguendo poi con Alfredo Rossini, Ugo Paolillo, Salvatore Cantàro e Giuseppe Saieva. Cinque anni fa, la decisione di tornare a casa, dove ha concluso la sua lunga esperienza lavorativa. A Rieti, non c’è avvocato penalista (e non) che non l’abbia conosciuta, la sua disponibilità con le forze dell’ordine che quotidianamente frequentavano la procura era nota, anche se c’era da andare oltre l’orario.

Taddeo può essere considerata tra gli ultimi componenti di uno storico gruppo di dipendenti che ha affiancato per decenni i magistrati al primo piano del palazzo di giustizia, diviso fino alla fine degli anni 90 tra ufficio Istruzione e Procura, dove i periodi di difficoltà causati dalle carenze di organico, soprattutto tra i giudici, sono stati sempre superati con l’impegno di tutti. Un’altra giustizia, quando per fronteggiare gli ostacoli si arrivava anche a sperimentare nuovi criteri di lavoro.

La staffetta

Uno, in particolare, vissuto e ricordato da Taddeo, è quello della “staffetta”, ideata tra la Procura della repubblica e la Procura circondariale, con i pubblici ministeri Maria Vulpio e Bruno Iannolo che salivano le scale per affiancare il procuratore Gaetano La Sala, rimasto “orfano” di Giovanni Canzio, diventato giudice del tribunale con l’entrata in vigore del codice Vassalli. L’emergenza era nata dopo il trasferimento del sostituto Rosanna Scirè a Roma, così il ministero concesse al procuratore di utilizzare, a turno, i sostituti circondariali che, con Andrea Baldanza, formavano la squadra guidata da Giovanni Grassi. Il metodo funzionò solo per alcuni mesi, fino all’arrivo da Torino di Pietro Ferrante che occupò il posto vacante di Canzio.

Il personaggio

In procura, Elsa Taddeo era arrivata il 2 gennaio 1980, vincitrice di concorso come impiegata: “Non era finita neppure la prima settimana di lavoro e il direttore Fernando Moroni mi spedì all’ospedale, dove il dottor Falcocchio doveva eseguire un’autopsia. Affiancavo il segretario Grossi, che è stato un po’ il mio maestro, poi però il magistrato evitò di farmi assistere direttamente all’esame. Fu una specie di battesimo, da quel giorno ho vissuto tante inchieste importanti insieme ai giudici. Ricordo gli interrogatori a raffica condotti dal sostituto Canzio per lo scandalo degli “alberghi d’oro”, entravo in ufficio e non sapevo a che ora sarei tornata a casa. Oppure l’indagine del procuratore La Sala sulla Tangentopoli Crea e la sfilata dei politici convocati in tribunale, ma anche inchieste delicate, come gli abusi subiti da una bambina di nove anni. Quella storia me la porto ancora dentro”.

La decisione di tornare a Salerno risale al 2015. L’aula civile del tribunale, dove Elsa aveva organizzato il suo saluto, era affollata come solo nel caso di alcuni magistrati è avvenuto. Lei volle salutare tutti, dimenticando anche le amarezze per qualche torto subito sul lavoro, confermando così la bonomia del suo carattere e rallegrando il clima con le proverbiali esuberanze che tanta simpatia hanno sempre suscitato tra i colleghi. A Salerno, dove si è occupata di esecuzioni penali, il saluto è stato condizionato dalle limitazioni imposte dal Covid, ma questo non ha impedito a magistrati e personale di festeggiarla come meritava.