Assente per malattia, aggiustava lavatrici: assolto perchè svolgeva il doppio lavoro fuori orario

23/04/2023
La vecchia aula penale del tribunale
La vecchia aula penale del tribunale
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Una sentenza storica, che quarant’anni fa suscitò grande scalpore in ambito giudiziario trattandosi di una decisione che andava in controtendenza con la linea sempre perseguita dai magistrati nel condannare imputati processati per truffa in seguito alle inchieste sull’assenteismo negli enti pubblici che, negli anni 80, fu uno dei campi maggiormente indagati dai magistrati.

Ebbene, nel 1983 a Rieti, il tribunale collegiale presieduto da Alberto Caperna, mandò assolto, seppure applicando la vecchia formula dell’insufficienza di prove, un infermiere, dipendente dell’ospedale Psichiatrico San Francesco, perché era stato sorpreso a svolgere una seconda attività lavorativa durante il periodo in cui risultava invece assente per malattia. Una decisione motivata dal fatto che l’imputato si era dedicato alla diversa occupazione in un arco della giornata non coincidente con l’orario che avrebbe dovuto osservare se fosse stato presente in ospedale. Una tesi sostenuta dall’avvocato Franco Coccia, giuslavorista della Cgil e ricordato come uno dei promotori dello Statuto dei lavoratori, che trovò accoglimento nei giudici nonostante la pesante richiesta di condanna avanzata dal pubblico ministero.

La storia

Il presunto assenteista era finito sotto accusa in seguito alle indagini condotte dagli uomini della polizia giudiziaria della Questura che, nel verificare la posizione dell’infermiere, avevano scoperto che durante i giorni in cui avrebbe dovuto essere malato, andava nelle case, chiamato dai privati, ad aggiustare lavatrici essendo un tecnico specializzato. Fatti i dovuti conteggi, era venuto fuori che l’uomo in tre anni aveva cumulato 464 giorni di assenza per malattia, periodo al quale andavano poi sommati i permessi ordinari, le ferie e le assenze per sottoporsi alle cure termali. In sostanza, allo Psichiatrico lo avevano visto poco, ma molto di più lo conoscevano i proprietari degli elettrodomestici guasti.

Poi, come d’incanto, non appena la procura accese i riflettori sul comportamento di alcuni dipendenti pubblici, appartenenti a diversi enti, l’infermiere era “guarito”: le sue assenze praticamente si azzerarono, come pure i certificati di malattia. Nonostante l’esito delle indagini, basate su pedinamenti e riscontri testimoniali, che avevano documentato il doppio lavoro svolto dall’imputato, con prestazioni pagate in nero e senza ricevuta, il tribunale non ritenne sufficientemente raggiunta la prova della colpevolezza, perché ad aggiustare lavatrici l’infermiere ci andava al di fuori di quell’orario di servizio che, invece, avrebbe dovuto osservare se fosse stato presente in ospedale.