Ampliamento del tribunale, l'Ordine degli avvocati chiede alle istituzioni un tavolo tecnico sul progetto

07/03/2024
Piazza Bachelet
Piazza Bachelet
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Ampliamento del tribunale, se ne parla da quando il Comune di Rieti ha ottenuto il via libera dall’ex Commissario straordinario al Sisma, Giovanni Legnini, a utilizzare i fondi messi a disposizione del cratere reatino dopo il terremoto  del 2016, per costruire la nuova scuola primaria ed elementare Minervini nell’area privata che sorge davanti al centro commerciale Perseo, in viale Matteucci, liberando l’edificio scolastico e metterlo a disposizione del ministero della Giustizia. Era nata, così, l’idea di realizzare la cittadella giudiziaria, portando a piazza Bachelet il Giudice di pace e la sede dell’Unep oltre a dotare gli avvocati di una sede più idonea e a predisporre gli spazi per ospitare, in futuro, altri uffici, quali la sede circondariale del tribunale dei Minori prevista dalla riforma Cartabia o una sede del tribunale della Famiglia. Il tutto, visto in un’ottica di rafforzamento del presidio e di una distribuzione più funzionale di tutti i servizi in un unico posto.

Il progetto, che ha incamerato i pareri favorevoli di tutte le parti interessate, potrebbe subire una modifica perché il Comune di Rieti sta prendendo in ipotesi la possibilità di realizzare una nuova ala all’interno del piazzale dove far nascere nuovi locali – e quindi senzas cancellare l’idea originaria della cittadella giudiziaria – e questa alternativa al trasferimento nella Minervini, dove sarebbe stata ospitata la Procura della repubblica, è stata illustrata dal sindaco Daniele Sinibaldi al presidente del tribunale Pierfrancesco de Angelis e la procuratrice della repubblica reggente Cristina Cambi. Nessun passo indietro, dunque, da parte del Comune nell’attuazione del piano, ma la volontà di prendere in esame anche altre ipotesi per valutare l’esistenza di margini di miglioramento. L’atteso ampliamento, comunque, si farà, e su questo Sinibaldi è apparso netto.

Avvocati in campo

Una cittadella giudiziaria fortemente voluta sin dall’inizio dal Consiglio dell’ordine degli avvocati, compatto nel sostenere il progetto che, per questo, ha chiesto a tutte le parti interessate (Comune, presidente del tribunale, procuratore della repubblica, Commissario straordinario al Sisma 2016) di partecipare a un tavolo tecnico per poter fare un punto sulla situazione. Il foro è ben consapevole che quella della cittadella giudiziaria è un’occasione da non lasciarsi sfuggire per potenziare il presidio giudiziario “che non è solo nel nostro interesse in quanto potremmo avere a disposizione una sede più adatta e godere di una migliore organizzazione delle udienze, ma soprattutto nell’interesse dei colleghi più giovani che hanno davanti un lungo percorso professionale da compiere” spiega il presidente dell’ordine Attilio Ferri. Un rafforzamento che risulterebbe prezioso argine anche nell'ipotesi di un ridimensionamento del tribunale, peraltro esclusa dal ministero della Giustizia che al sindaco Sinibaldi ha confermato l'assenza di rischi di questo genere. Ma le conseguenze della legge Severino del 2012 sono note a tutti, con la chiusura in Italia delle sezioni distaccate di tribunale (incluso Poggio Mirteto) e la soppressione di centinaia di uffici del Giudice di pace, un ciclone inatteso che non deve far abbassare la guardia.

Il fallimento dell’ex Zuccherificio

Brucia ancora, infatti, la fallita costruzione alla fine degli anni 90 del nuovo tribunale che doveva avvenire riconvertendo una parte dell’ex Zuccherificio di viale Maraini e creando le condizioni per ospitare una sede distaccata del Tar, come era stato programmato. A mandare in fumo un piano già approvato e finanziato dallo Stato con trenta miliardi di lire messi a disposizione della società Edilprò, incaricata di eseguire i lavori, fu però uno scontro tra interessi che vide contrapposte la proprietà dello stabilimento dello zucchero e quella dell’ex Montecatini, che denunciò di essere stata penalizzata al momento della scelta  da parte del Comune. Rivalità politiche interne alla sinistra e una lobby trasversale comprendente anche avvocati, contraria al trasferimento del palazzo di giustizia in viale Maraini, furono decisive per il naufragio del progetto a un passo dalla sua realizzazione.