Aldo Agostini e la difesa dei lavoratori: "E' un atto di giustizia sociale far rispettare i diritti"

24/06/2023
Il legale nella sede della Cgil
Il legale nella sede della Cgil
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E’ l’avvocato dei lavoratori da quasi mezzo secolo, ma gli anni sarebbero in numero superiore se aggiunti a quelli in cui ha svolto l’attività come procuratore legale. Aldo Agostini, 76 anni, iscritto all’albo del Consiglio dell’ordine dal 1975,  è una di quelle figure che non hanno mai amato dare pubblicità alle cause patrocinate, che pure di importanti nell’arco della sua carriera non sono mancate, preferendo invece ottenere risultati concreti, quelli che poi danno più soddisfazione dei riflettori. Proveniente da una famiglia di fede socialista, l’avvocato Agostini ha tenuto sempre alta l’attenzione verso le problematiche del mondo occupazionale, diventando negli anni un preciso punto di riferimento per la Cgil di Rieti e, prima ancora, impegnandosi nelle aule di preture e tribunali per far prevalere le ragioni dei lavoratori rispetto ai torti subiti. “Far ottenere la misura dell’accompagno a una persona invalida a cui è stata ingiustamente negata, rappresenta un atto di giustizia, come lo è quello di tutelare chi rimane vittima di soprusi sul posto di lavoro. La considero giustizia sociale” è il principio che l’ha sempre ispirato.

La carriera

E’ proprio questa attenzione che lo portò negli anni 70 a promuovere e vincere, insieme a un collega, una causa pilota contro la Scuola di Polizia di Anzio per rivendicare migliori condizioni salariali in favore di una cinquantina di famigli che prestavano servizio nel presidio. “La loro retribuzione veniva calcolata in base al contratto domestici, penalizzante rispetto ai compiti più gravosi che dovevano affrontare quotidianamente – spiega Aldo Agostini – per cui iniziammo una battaglia per ottenere l’adeguamento del trattamento economico a quello previsto dal contratto collettivo applicato ai dipendenti dei pubblici esercizi. Le nostre ragioni furono accolte prima dal pretore del lavoro, poi confermate in tribunale e in Cassazione, una vittoria che suscitò l’interesse di alcuni parlamentari e portò in seguito al varo in Parlamento di una legge nazionale di cui beneficiarono circa 300 mila addetti. Erano gli anni dell’applicazione della legge  sullo Statuto dei lavoratori (tra i promotori va ricordato il deputato del Pci Franco Coccia, un altro storico legale della Cgil reatina ndr) e fu dopo quella vertenza che ricevetti da Antonio Arturi, segretario della Camera del Lavoro di Anzio, l’offerta di collaborare con il sindacato, patrocinando cause per vent’anni quando pretore del lavoro era Giuseppe Pellettieri”.

Da Anzio a Velletri, poi lo sbarco nel Reatino dove fu chiamato a patrocinare una vertenza contro un mobilificio promossa da alcuni lavoratori davanti al Pretore di Poggio Mirteto, quindi la chiamata arrivata direttamente da Vincenzo Giuli, fresco segretario provinciale della Cgil impegnato a organizzare un ufficio legale in grado di offrire assistenza qualificata a lavoratori e pensionati. E da quel giorno non ha mai smesso di essere un referente per gli iscritti, alternandosi nelle sedi della Cgil di Rieti e Poggio Mirteto dove arriva da Cascia, centro dell’Umbria dove risiede da lungo tempo dopo il trasferimento da Roma, la sua città natale.

Una carriera iniziata nel 1971 in uno studio della Capitale e tenuta a battesimo dall’avvocato Livio Bussa, fratello del più celebre Ubaldo Lay, l’attore che interpretò il tenente Sheridan in uno degli sceneggiati televisivi di maggiore successo prodotti dalla Rai negli anni 60, e poi protagonista di sketch pubblicitari di Carosello dove, sempre vestendo i panni dell’investigatore, risolveva casi intricati. “Bussa cercava un praticante legale e io mi ero appena laureato, così ebbi subito la possibilità di seguire le cause in tribunale perché all’epoca non era ancora necessario superare l’esame di abilitazione, che ho comunque sostenuto per iscrivermi all’albo. E di quello che ho fatto fino a oggi posso considerarmi soddisfatto, perché tante volte sono riuscito a far riconoscere a un lavoratore sfruttato il diritto a ricevere la giusta retribuzione, riaffermando il giusto rispetto del contratto che deve esserci nell’ambito di un rapporto di lavoro”.